Veuve ClicquotMi ero ripromessa di non scrivere nulla sulla Milano Design Week ma poi ho visto lei, la Veuve Clicquot Tower.

Voi capite che rimanere insensibili di fronte a certe opere d’arte è impossibile.

Soprattutto ho pensato a voi, povere anime vaganti da un appuntamento all’altro del Fuorisalone, rigorosamente vestiti e accessoriati secondo la moda del momento (vanno ancora gli hipster?) per non perdere nemmeno una tartina, un calice di vino, uno scorcio della città da instagrammare.

Beh lasciate perdere tutto e dirigetevi nel cortile seicentesco dell’Università Statale: è lì che si erge lei.

La Veuve Clicquot Tower, opera ideata da Luca Trazzi, designer e socio fondatore di designboom magazine.

Veuve Clicquot 2Non è bellissima?

In linea con il suo spirito audace nel ricreare nuovi punti di vista e linguaggi trasversali‘ (cito testualmente dal comunicato stampa, documento che non sempre capisco fino in fondo ma è un problema mio…), la Maison Veuve Clicquot ha scelto di investire in design a Milano, città sede di Expo.

E lo fa nel cortile dove è appena stata inaugurata la mostra del mensile InterniEnergy for Creativity‘, a base di installazioni che nutrono la mente e la creatività (aperta fino al 24 maggio).

Svettante nel suo classico giallo Clicquot (noi che a Milano abbiamo al massimo il grigio Armani), la Torre custodisce al suo interno non solo bottiglie di champagne, ma anche tutti i simboli della Maison:

  • la parete retroilluminata per le bottiglie che richiama le cantine di gesso dove riposa il nettare;
  • la cupola a simboleggiare le bollicine,
  • quattro lampadari al neon che richiamano la cometa simbolo di Veuve Clicquot (nel 1811 passò la Cometa di Halley, regalando una delle annate migliori di sempre)

[Credits: foto di Claudia Calegari]

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