starbucks[Aggiornamento del 7 maggio 2018]

Starbucks aprirà a settembre 2018 a Milano in Piazza Cordusio, nel vecchio Palazzo delle Poste: una location centralissima, a due passi dal Duomo e dal castello Sforzesco. E non a caso piena di uffici e turisti.

Tra l’altro, pare che all’interno della caffetteria – che sarà la più grande d’Europa – sia previsto anche un corner per Princi.

Sapete, non so come prendere la notizia che Starbucks aprirà a Milano nel 2018 (e si è aggiudicata l’appalto per curare le aiuole di Piazza Duomo: tra mille polemiche sono arrivati palme e banani).

Se ne parlava già da tanto e ora l’azienda ha confermato con un comunicato stampa ufficiale: nel giro di un paio d’anni potremo bere il frappuccino nel centro di Milano.

Considerato che già possiamo mangiare la pizza di Domino’s

Insomma, c’è di che essere contenti oppure no?

Starbucks Milano: storia di un’idea

Starbukcs Milano

Da un lato, il fatto che una multinazionale americana consideri Milano una città dal potenziale interessante fa piacere. Tanto più che l’idea di creare Starbucks è venuta al suo fondatore, Howard Schultz, proprio dopo aver fatto un viaggio in Italia nel 1980.

Tornato a casa, il manager di Seattle ha pensato che fosse ora di importare la cultura dell’espresso anche negli States: lanciò così la sua startup, che in origine si occupava solo del business della tostatura del caffè e oggi è diventata un’azienda con numeri da capogiro.

Facciamo i conti: solo in Europa, Africa e Medio Oriente Starbucks ha 2.400 punti vendita (sono 27mila in tutto il mondo). E tutti insieme, questi rappresentano solo il 10 per cento del fatturato globale, una cifra che si aggira sui 21 miliardi di dollari.

Avete letto bene, miliardi.

Ora una parte di questi soldi arriveranno anche da Milano, città cosmopolita per eccellenza, che dopo il trionfo di Expo ha avuto un forse balzo in avanti come destinazione turistica. E sulla quale, ha assicurato Schultz, saranno investiti milioni di dollari.

Un punto a favore dell’apertura di Starbucks è la possibilità di avere finalmente locali dove il wifi è garantito e si può stazionare con pc, libri o giornali come da anni vediamo fare nei film americani. Non è un caso che proprio a Milano abbia aperto il primo Moleskine Cafè d’Italia.

Come sara’ starbucks Milano

Starbucks

Quello meneghino sarà la prima ‘Reserve roastery‘ d’Europa, cioè una caffetteria con torrefazione interna di 2.400 metri, per gestire la quale saranno assunte circa 350 persone (pare con stipendi più alti della media).

Il punto vendita sorgerà all’interno dell‘ex palazzo delle Poste di Piazza Cordusio, dopo un’opera di ristrutturazione da 20 milioni di euro che lo trasformerà in una vera e propria fabbrica del caffè ispirata a quella di Seattle.

Fate largo al nitro caffè

A gestire la parte di panetteria ci sarà lo storico brand milanese Princi e in menù arriveranno cinque nuove miscele appositamente inventate per l’occasione: per esempio il nitro caffè, estratto a freddo con l’utilizzo di azoto liquido.

E poi wifi velocissimo, connessione a Spotify per la musica, possibilità di pagamento fintech: insomma il piano di battaglia è ben studiato.

E l’Italia al fondatore Schultz era l’unico mercato che mancava: un paese non facile, dove la cultura della moka impera, il caffè di beve al volo al bar o lo si ordina con mille varianti e comunque rimane un’istituzione (leggi qui quanto caffè bevono gli italiani).

Eccolo qui il sassolino nella scarpa che mi dà un po’ fastidio: arriva Starbucks con i suoi miliardi e si compra un negozio nella Milano più vecchia. L’hanno fatto tutti, lì in zona c’è persino la Patisserie des Reves oltre ai grandi marchi del lusso (che italiano ormai lo sono poco).

Forse a urtarmi un po’, lasciando da parte la retorica contro le grandi multinazionali che ammazzano il sistema e blablabla, è questo voler inseguire a ogni costo lo stile italiano.

Avrei preferito che Starbucks arrivasse per quello che è: una catena americana che serve, tra l’altro, anche il frappuccino, che in Italia non si trova e magari ne andremo pazzi.

Senza la miscela tostata apposta per far felici i milanesi, che magari l’espresso continueranno a prenderlo al bar e poi affolleranno Starbucks per il frappuccino, il wifi, quell’aria internazionale che piace sempre tanto.

[Credits: foto @Starbucks]

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