Ce l’abbiamo tutti: l’amico che non mangia nulla, quello a cui non va mai bene niente. Inorridisce per l’etnico, guarda con sospetto le salse, arretra di fronte a un piatto un po’ diverso dal solito, ordina sempre per ultimo perché ogni volta ha una variante da chiedere, un ingrediente da togliere, qualcosa che non gli piace. Terrore dei camerieri, scassa i maroni pure in pizzeria.
Io ce l’ho: si chiama Gaia. La adoro ma tremo all’idea di invitarla a pranzo.
Ora la mia mission è riuscire a farle piacere i ramen. Un’impresa la cui portata è enorme e il risultato molto incerto.
Il perché lo spiega lei stessa: Gaia non mangia una mazza ma è una bravissima giornalista.
L’amico che non mangia niente e come gestirlo
[Testo di Gaia Guarino]
Scrivere un articolo su questo blog è per me molto strano. I motivi sono fondamentalmente due: le mie competenze in cucina sono pari a quelle di Luca Giurato a un corso di dizione e soprattutto il mio rapporto col cibo è complesso.

Mi spiego meglio: non sono certo una respiriana ma nemmeno una buona forchetta, anzi diciamo pure che portarmi a cena fuori può risultare estremamente complicato o apparentemente banale. Faccio parte di quella categoria di persone che non mangiano quasi nulla o che mangiano sempre le stesse cose. Fossi nata figlia di mia zia Anna (cuoca provetta e sperimentatrice di piatti), oggi peserei forse 200 kg ma non sarei certo così schizzinosa. Ma siccome sono stata allevata da una madre siciliana anomala che come me detesta stare ai fornelli, questo è il risultato.
Insomma, per me non c’è nulla di più buono che la pasta col sugo di pomodoro (anche quello in bottiglia va benissimo).
Dopo queste poche righe vi starete domandando che consigli o giudizi possa esprimere dunque in ambito food. Beh – perdonate la poca modestia – ma direi che posso essere preziosa. È facile fare gli splendidi invitando la vostra nuova fiamma al ristorante giapponese più costoso della città. Sono tutti bravi a copiare un piatto visto durante una puntata di MasterChef inserendo ingredienti sconosciuti ai più.
Ma come ci si comporta quando si ha a che fare con persone che non mangiano (quasi) nulla?
Le 5 regole d’oro

Regola numero uno
Essere sempre chiari sugli ingredienti. Se invitate a cena qualcuno come me, trattatelo come fosse intollerante a tutto. Non siate creativi, a noi non interessa. Che il sale rosa sia dell’Himalaya o dell’Esselunga sotto casa, non fa differenza. Occhio piuttosto a tenere lontane quelle spezie malefiche che fanno molto sapori d’oriente.

Seconda regola
A tavola siamo tendenzialmente sovranisti, diciamo filoccidentali (per stare larghi) ma anche qua molto basic. Le specialità italiane potrebbero andar bene. Potrebbero. Sì, perché poi dipende.
Le persone che non mangiano la carne, ad esempio, sono di facile gestione. Ma noi la carne la mangiamo, non tutti i tipi però. Nel mio caso ok se sono bovini, ma magri, sottilissimi. Il coniglio no perché è troppo coccoloso, il cavallo no perché dai…con che cuore?! Il maiale non mi piace (tranne sottoforma di salumi ma anche lì è da valutare), pollo e tutto ciò che vola o svolazza, eresia. Insomma, per non essere insultati a volte meglio spacciarsi per vegetariani. Interiora e dintorni sono chiaramente off-limits, ça va sans dire. Quindi, anche se sono palermitana, non chiedetemi se mi piace il pane ca’ meusa (pane con la milza), non sarei obiettiva.
Terza (fondamentalissima) regola
Siamo esseri semplici. Per noi il tonno in scatola è uno stile di vita, anzi il più delle volte è un salvavita. Oltre a non mangiare, odiamo ovviamente anche fare la spesa. Attendiamo di grattare la crosta del parmigiano prima di recarci nella città dolente, tra la perduta gente…insomma, al supermercato il sabato pomeriggio. Pertanto, se ci invitate a casa vostra, no stress, no ansia! Non preparate il menu del cenone di Natale, garantiteci un barattolo di pesto e uno spaghetto ben cotto (che poi va bene pure scotto), un po’ di frutta e al massimo dei cioccolatini come dessert. Ci renderete felici.

Quarta regola d’oro
Le persone che non mangiano ‘certe cose’, detestano essere costrette ad assaggiare qualunque alimento sia nella loro black list. Non fateci sentire in colpa chiedendoci cosa non ci piace e poi rettificando in “Vabbé, fai prima a dirmi cosa mangi”. Non cederemo alle provocazioni!
Quinta e ultima regola
Guardate questo video: in quanti si rivedono in Sally? Riconoscete il comportamento di qualcuno di vostra conoscenza? Siamo fatti così, noi ossessivo-compulsivi-del-controllo-in cucina-come-nemmeno-Borghese-che-perlustra-i-4-ristoranti, vogliamo le cose a modo nostro. Lasciateci ordinare per ultimi perché avremo sempre qualche modifica da fare.
Se invece uscite a mangiare
A questo punto, quando sento che l’essere mandata a quel paese si avvicina, mi sembra giusto lasciarvi almeno un paio d’indirizzi su Milano dove potete andare serenamente a pranzo o a cena con qualcuno come me. State certi, farete un figurone! E io forse mi farò perdonare per essere una food hater.
- Osteria dell’Oca Giuliva (v.le Bligny, 29)
- The Brisket (Ripa di Porta Ticinese, 65)
- Officina 12 (Alzaia Naviglio Grande, 12)
- All American Diner (via Giovanni Battista Cassinis, 33)
- Ristorante Cesare (via Lorenzo Valla, 25)
- Totò (via Angelo Inganni, 83)
- Pasticceria Gelsomina (via Carlo Tenca, 5)
In pummarola we trust!
2 Comments
e sei il food hater è tuo figlio? 😐
Team pasta in bianco, siempre 😉