Ah i caffè di Parigi! E i ristoranti dove si riunivano scrittori, pittori, artisti: nessun’altra città come la Ville Lumière è stata capace di costruire una fama così solida intorno ai suoi locali, rendendoli iconici.
Ancora oggi i turisti affollano i tavolini del Cafè de Flore, gli stessi ai quali si sedevano Simone de Beauvoir e Jean Paul Sartre, cercano tracce dei peti maledetti a Les Deux Magots, rifugio di Rimbaud e Verlaine, o a La Closerie des Lilas, dove si potevano incontrare Emile Zola, Paul Cézanne, Hemingway (che probabilmente ha girato tutti i bar del mondo), Fitzgerald e Miller.
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Eppure altri locali iconici di Parigi non esistono più.
I locali iconici di Parigi oggi spariti
Si tratta di caffè e brasserie che per anni sono stati il punto di riferimento di Parigi, travalicando anche i confini nazionali. Ma che per un motivo o per l’altro, hanno chiuso ormai da tempo lasciandoci orfani del loro charme.
Per fortuna c’è chi si ricorda di loro: pronti a partire per un viaggio nella Parigi che fu?

Le Café Anglais: il ristorante più famoso di Parigi
Si trovava all’angolo tra Boulevard des Italiennes e Rue Marivaux e all’inizio del XIX secolo era considerato il ristorante più famoso di Parigi, luogo di ritrovo di attori e attrici famosi, molto amato anche dagli scrittori.
Le Café Anglais ha aperto i battenti nel 1802 e viene citato persino da Proust ne La Recherche, da Flaubert ne L’Educazione sentimentale e da Henry James ne L’Americano.
Il che la dice lunga sulla sua fama.
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Persino Stendhal si inchinò al ruolo sociale rivestito dal Café Anglais, dicendo:
Tre cene a settimana al Café Anglais e sono a conoscenza di quel che si dice a Parigi.
Dopo essere diventato uno dei ristoranti più famosi d’Europa anche grazie al talento dello chef Adolphe Dugléré (tanto da ospitare, durante l’Esposizione Universale del 1867, la cosiddetta cena dei Tre Imperatori organizzata da Guglielmo I di Prussia e con ospiti lo zar Alessandro II, lo zarevich Alessandro, il principe Otto von Bismarck), il Café Anglais chiuse definitivamente nel 1913.
Le Café Guerbois, il ritrovo degli Impressionisti
A due passi dallo studio di Édouard Manet, uno dei più importanti pittori francesi impressionisti, si trovava il Café Guerbois: il suo proprietario, Émile Bellot, ci è noto ancora oggi perché fu ritratto da Manet nel dipinto Le bon bock (ovvero il buon boccale di birra).

Manet non era il solo ad apprezzare il Café Guerbois: qui si incontravano Claude Monet, Paul Cézanne, Alfred Sisley, Edgar Degas, Camille Pissarro, Pierre-Auguste Renoir, Jean-Frédéric Bazille. Ovvero i fondatori del movimento Impressionista, che cambiò per sempre la storia della pittura francese e mondiale.
Nel luogo dove sorgeva, l’attuale avenue de Clichy 9, c’è ancora una targa commemorativa che ricorda il Café Guerbois.
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Le Café Tortoni, la gelateria degli scrittori

Per darvi un’idea della fama raggiunta dal Cafè Tortoni – fondato alla fine del’700 in Boulevard des Italiens (angolo rue Taitbout), non lontano dal Café Anglais – basti sapere che viene citato nei seguenti libri:
- Alla Ricerca del Tempo Perduto di Marcel Proust
- Il Rosso e il Nero di Stendhal
- La Commedia Umana di Honoré de Balzac
- Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas
- L’Educazione Sentimentale di Gustave Flaubert
- Racconti del Giorno e della Notte di Guy de Maupassant
- Napoleone il piccolo di Victor Hugo
- La principessa Casamassima di Henry James
- Matilde, memorie di una giovane donna di Eugène Sue
Ai suoi tavolini sedevano, oltre agli autori sopracitati, anche i fratelli Goncourt, George Sand, Eduard Manet, Otto von Bismarck.
Simbolo della vita sociale parigina dell’800 e dello spirito francese, il Café Tortoni era stato fondato da un gelatiere veneziano, che rese i suoi gelati e i semifreddi così famosi da attirare una clientela composta da intellettuali, scrittori, politici, cocottes (vezzeggiativo francese per indicare donne di mondo).
Il Cafè Tortoni chiuse definitivamente nel 1893, con tanto di epitaffio dedicatogli dall’International Herald Tribune:
Oggi Tortoni è scomparso da Parigi. Il caffè all’angolo tra Boulevard des Italines e Rue Taitbout, rinomato da oltre un secolo come ritrovo dei grandi nomi della letteratura, delle arti e dell’aristocrazia, sarà sostituito dal Café Brébant.
Le Café de Foy e la nascita della moda della terrazza

Dobbiamo probabilmente al Café de Foy la nascita della moda della terrazza: questo locale, aperto nel 1749 in rue de Richelieu, occupava tutto un piano di una casa affacciata sul giardino del Palais Royal, ai quali si poteva accedere direttamente tramite una scala.
Il proprietario dell’epoca, Joussereau, ottenne il permesso di mettere delle sedie in giardino (ma non i tavoli), dove vendeva bibite e gelati (pare venisse spesso anche il Duca d’Orleans, sensibile al fascino di Madame Joussereau) e diede vita alla moda della terrazza.
Inglobato poi nelle gallerie del Palais Royal, di cui fu il primo locale del genere, nel 1789 al Café de Fois Camille Desmoulins arringò la folla in rivolta a Parigi, dando il segnale che il giorno dopo portò alla presa della Bastiglia e alla rivoluzione francese.
Negli anni successivi, paradossalmente divenne invece il ritrovo di nostalgici monarchi e degli ultra realisti e di una serie di politici e scrittori che qui si incontravano fino alla chiusura definitiva, nel 1874.
Chez Jenny, simbolo della Parigi anni’30

Brasserie alsaziana aperta nel 1932 in place de la République, Chez Jenny è diventata un’istituzione negli anni per la choucroute alsacienne, piatto tipico dell’Alsazia a base di crauti e carne di maiale.
Venivano qui a rifocillarsi di salumi alsaziani, formaggi e vini gli attori, le attrici e i cantanti che si esibivano nei teatri vicini, una tradizione proseguita anche dopo seconda guerra mondiale con Jean Paul Belmondo.
Rinomata anche per gli interni, lavori artigianali in legno di gran pregio che rendevano nuovamente omaggio all’Alsazia e che le valsero la fama di brasserie più elegante e raffinata di Parigi, Chez Jenny ha chiuso definitivamente i battenti pochi mesi fa, gettando nello sconforto schiere di affezionati clienti.