Olio extravergine di oliva DOP: ligure, pugliese, toscano? E ancora: fa ingrassare, fa bene, va bene durante la dieta? E quale dovrebbe essere il prezzo per assicurarci che stiamo comprando un buon prodotto?
Le domande che ci ronzano in testa a proposito di questa eccellenza italiana sono tante, alcune giustificate, altre invece legate a una scarsa conoscenza del prodotto principe della dieta mediterranea.
Per fare chiarezza in merito, aggiungo un nuovo capitolo alle interviste di questo blog: quella a Benedetto Orlandi, segretario organizzativo di FEDERDOP Olio, cioè la federazione che riunisce i consorzi volontari per la tutela delle Denominazioni di Origine Protetta degli oli extravergini di oliva (per saperne di più, qui il sito di Federdop Olio).
Perché quel filo di olio a crudo che scende a condire una fetta di pane, un’insalata, una zuppa, il pesce, la carne, la pasta, le verdure, insomma parecchio di quel che metto in tavola, è il tocco finale che spesso rende perfetto il piatto.
Quindi non può essere un olio qualunque. Sarebbe come dire che un vino vale l’altro: orrore e raccapriccio!
Prezzo e conservazione
“Un buon olio extravergine d’oliva DOP esalta il piatto, dà intensità ai cibi“, docet Benedetto Orlandi.
Quanto deve costare un olio buono per essere tale?
L’olio italiano ha costi di produzione più alti rispetto ad altri paesi ma offre anche una migliore qualità del prodotto finito. Il prezzo non è l’elemento fondamentale nella valutazione di un olio, ma possiamo dire che sotto i 5-6 euro a bottiglia è difficile andare.
Una spesa che può incidere sul budget familiare…
Sì, per questo si può scegliere di usare un extra vergine d’oliva per cucinare e tenere una bottiglia di olio DOP da utilizzare solo a crudo: è come scegliere di mettere in tavola un buon vino o comprare il caffè in torrefazione. Non si fa sempre ma è un’abitudine che insegna a riconoscere la differenza tra prodotti diversi, a sentire i profumi e apprezzarne il gusto, che a seconda della provenienza può essere fruttato, intenso, leggero, piccante.
Questo è il bello delle DOP, l’espressione di un territorio attraverso sapori e profumi!
Esattamente: la DOP è legata al territorio perché l’intero ciclo produttivo deve rientrare in determinati parametri geografici, quindi ogni olio dop è unico e irripetibile. I blend sono molto diversi, come per il vino: la dop in Sardegna produce oli intensi e piccanti, dal retrogusto mandorlato, l’olio dop di Brisighella, invece, è più leggero, profuma di erba fresca.
Quanti oli dop ci sono in Italia?
In Italia abbiamo 39 oli dop e 22 consorzi di tutela di oli extravergini a denominazione di origine protetta: un comparto che interessa 20mila operatori, 18mila olivicoltori e 88.800 ettari di terreno.
Da cosa si riconosce un buon olio extravergine d’oliva?
Bisogna sempre leggere l’etichetta, la carta d’identità del prodotto, e controllare:
- origine
- denominazione
- scadenza
- bollino dop
- ente di certificazione
Meglio scegliere oli italiani, possibilmente dop: in questo modo si è sicuri di portare a casa la Ferrari degli oli extra vergini di oliva.
Tre consigli per conservare l’olio evo a casa
L’olio ha due nemici fondamentali, il calore e la luce.
Ecco perché le bottiglie dell’olio sono in vetro scuro, in modo da proteggere i polifenoli contenuti nell’olio.
Le regole per la conservazione sono tre:
- Tenere la bottiglia lontana dalle fonti di calore, come forno, fornelli oppure l’armadio in terrazzo dove batte il sole. Meglio conservarlo a temperatura ambiente, magari al buio
- Evitare il contatto con l’aria: non lasciare mai la bottiglia aperta senza tappo, per evitare il rischio di ossidazione. Se acquistate una latta da più litri, la cosa migliore è travasarlo subito in bottiglie di vetro scuro, altrimenti mano a mano che il livello dell’olio diminuisce, il suo posto viene preso dall’aria
- Usare sempre bottiglie di vetro scuro
Quanto dura un olio extravergine di oliva?
Generalmente, l’olio ha una vita di 18 mesi dall’imbottigliamento: superato questo lasso di tempo, si può ancora consumare senza rischi (se è stato ben conservato), ma i polifenoli inizieranno a perdersi, quindi l’olio avrà meno antiossidanti e, di conseguenza, una qualità minore.
Se volete approfondire l’argomento, sul sito di Federdop Olio trovate la guida agli oli dop italiani, con le caratteristiche di ciascuno e gli abbinamenti consigliati in cucina.
4 Comments
Salve condivido a pieno tutto sono un piccolo produttore di cui anche tecnico alimentare lavoro nel settore alimentare da u po di anni.Lotto tanto a far capire l importanza della qualita che da un valore al prezzo ma grossa parte della gente ragiona
in virtu del prezzo.Ci vorrebbe una enciclopedia da scrivere pero m limito a dire che non tutti arriviamo subito al risultato ognuno il suo tempo l importante arrivare.
Pingback: Girolio d’Italia 2013: parte da Ragusa il tour dedicato all’extravergine | Lili Madeleine
Pingback: Dop e doppioni: Prosciutto di San Daniele batte San Daniele Ham from Canada | Lili Madeleine
Grazie di queste informazioni , io personalmente uso un olio toscano di arezzo che fa direttamente il papa di mia cognata ma sono informazioni buone da sapersi in ogni caso .