Ore 7 – Suona la sveglia. Ehi fuori c’è il sole, che bello!
Ore 7.01 – Si sveglia Miro (un anno e tre mesi), con un urlo che annuncia il suo essere immediatamente operativo
Ore 7.02 – Il più vicino tra e me e Simone scatta verso la cucina con la stessa flemma di Holly verso la porta di Benji, arraffa il biberon di latte e lo infila subito nel microonde per scaldarlo.
L’altro va a recuperare il pupo, che appena sveglio non guarda in faccia nessuno, non sorride e ha la stessa espressione di Mattarella durante le ultime consultazioni post elezioni: vuole tracannarsi il suo biberon di latte in un unico sorso senza rotture di balle. Moine, carezze, sorrisini: se ne parla dopo.
Ore 7.03 – Mentre Miro sbevazza con la stessa serietà di Umberto Eco, Simone prepara la moka e io armeggio con pane tostato, brioche, biscotti o quel che la dispensa offre
Ore 7.04 – Miro termina il biberon e mi rivolge il suo celebre sguardo ammiccante: sorriso smagliante (a 15 mesi ha più o meno 86 denti) che significa “Esci una brioche e dammela insieme a un bacio, bellezza”
Ore 7.15 – Si avvicina il momento di svegliare Irene (4 anni). Mi preparo scolando un bicchiere di acqua e magnesio per convincermi che così divento imbattibile
Ore 7.20 – Inizio della procedura per svegliare Irene, che si finge morta nel lettino e non reagisce a nessuno stimolo.
Ore 7.25 – “Airin [avendo i capelli rossi che fanno molto irish, la chiamiamo così da quando è nata] amore, buongiorno, svegliati tesorina”
Ore 7.30 – “Airiiinnn, svegliaaa”
Ore 7.35 – “Mamma chiama Airin, mamma chiama Airin, stabilire il contatto”
Ore 7.45 – Attivazione della procedura di emergenza. Butto Miro – e i due chili di briciole che nel frattempo ha accumulato – nel lettino di Irene
Ore 7.46 – Miro parte all’arrembaggio con la sua solita modalità da ariete: testa bassa e chiappe alte
Ore 7.50 – Irene finalmente accetta di alzarsi, non fosse altro che per togliersi le chiappe del fratello dalla faccia
Ore 8 – “Arin tesoro vuoi una tazza di latte?”
Ore 8.01 – Sguardo torvo e malmostoso della quattrenne. Io penso: “Che cacchio fai ancora domande, mettile davanti la tazza di latte e amen”
Ore 8.01 e 50 secondi – Simone va in ufficio. Sono da sola sul campo di battaglia
Ore 8.02 – Allungo una brioche, i cereali, i biscotti e apparecchio una colazione per una squadra di calcio sperando di azzeccare quello che la ricciolina gradisce mangiare
Ore 8.03 – Le passo la cannuccia sbagliata. Lei si butta per terra
Ore 8.04 – Azzecco il colore della cannuccia. Airin mi guarda e l’espressione di Voldemort sulla sua faccia lascia il posto a quella di Pollon
Ore 8.05 – Io penso “Beh, non va poi così male”
Ore 8.06 – Miro fa la cacca del secolo, che straborda dal pannolino e crea un sentiero come quello di Pollicino nel bosco. Ma non è fatto di briciole
Ore 8.07 – Afferro Miro, che si ribella perché stava giocando con un dinosauro, e cerco di metterlo sul fasciatoio: è come lottare con un cobra
Ore 8.08 – Mentre lavo le chiappe inguardabili di Miro, Irene si siede sul water e mi dice “Mamma, ho fatto cacca e pipì: mi pulisci?”
Ore 8.08 e 30 secondi – C’è cacca ovunque
Ore 8.09 – Con una mossa da dea Shiva, tolgo il pannolino fetente di Miro dal fasciatoio, ci appoggio sopra l’infante urlante e gli infilo al volo un pannolino pulito. Intanto con Airin intono una canzone per tenerla seduta sul water
Ore 8.10 – Appoggio Miro per terra, apro l’acqua del bidé, pulisco Irene e cerco di appoggiarla direttamente al suddetto bidé mentre Miro avanza verso il getto dell’acqua come un toro verso un drappo rosso
Ore 8.11 – Lavo le chiappe di Irene coadiuvata da Miro
Ore 8.13 – Operazione bidé fatta. Inizio della procedura per convincere Irene a lavarsi i denti
Ore 8.14 – Irene si arrampica sul bordo della vasca per prendere il suo spazzolino e il dentifricio, che NOI NON POSSIAMO ASSOLUTAMENTE PASSARLE. Mentre mette due chili di dentifricio ai frutti di bosco sullo spazzolino, passo a Miro il suo a bordo bidé
Ore 8.17 – Ne approfitto per lavarmi anch’io i denti. E mi distraggo
Ore 8.17 e 10 secondo – Miro ha infilato lo spazzolino nello scarico del bidè. Per la seconda volta in una settimana (scemi noi che non lo tappiamo)
Ore 8.18 – Prendo la pinza lunga che avevamo comprato appositamente tre anni fa (cioè quando Irene faceva esattamente la stessa cosa) e recupero lo spazzolino
Ore 8.19 – Irene guarda Miro indecisa se compatirlo o considerarlo un genio
Ore 8.20 – Inizio della procedura di vestizione dei due
Ore 8.21 – Agguanto Miro e mentre leggiamo il libro degli animali gli infilo maglietta e braghette. Poi lo appoggio per correre dietro a sua sorella, che nel frattempo è in mutande davanti al finestrone del soggiorno che saluta i passanti. Lui ovviamente scoppia a piangere
Ore 8.23 – Afferro Irene recalcitrante e la convinco a venire in camera: fiera di aver letto mille libri sulla pedagogia montessoriana, le propongo la scelta tra due magliette
Ore 8.24 – Lei le snobba entrambe e apre il cassetto pretendendo di vederle tutte
Ore 8.25 – Gliene mostro una terza ma lei vorrebbe andare all’asilo così:
Ore 8.30 – Finalmente troviamo un compromesso sul vestiario: lei accetta di mettersi maglietta e pantaloncini al posto del vestito di Elsa di Frozen e io le dico che può tenersi la corona in testa
Ore 8.31 – Li piazzo entrambi in camera a giocare e mi lavo con la stessa velocità di Flash Gordon: chiaramente la privacy è un concetto non pervenuto, quindi me li ritrovo entrambi in bagno
Ore 8.35 – Do a Irene i miei pennelli da trucco (con cui lei inizia a spolverare tutta casa) e a Miro lo spazzolino elettrico di sua sorella, che lo fa impazzire e soprattutto non passa per lo scarico del bidè
Ore 8.45 – Infilo le scarpe, dico a Irene di mettersi le sue e agguanto Miro per l’operazione sandali: lui sull’onda dell’entusiasmo apre le dita dei piedi a ventaglio rendendo impossibile infilarli in qualsivoglia calzatura
Ore 8.47 – Riesco ad avere la meglio sulle calzature di famiglia, agguanto la sacca del cambio del nido, i pannolini, le bavaglie e infilo tutto in borsa. Irene intanto sfreccia col monopattino per casa
Ore 8.50 – Siamo tutti pronti ma Irene decide che vuole portare un libro a scuola
Ore 8.51 – Airin hai scelto il libro?
Ore 8.52 – Airiiiin???
Ore 8.53 – Lei ciondola davanti allo scaffale, Miro si aggrappa ai miei piedi perché vuole venire in braccio
Ore 8.54 – Io mi trasformo in Sailor Jupiter , li fulmino entrambi con lo sguardo e finalmente riusciamo a uscire di casa
Ore 8.55 – Siamo in strada. Miro sul passeggino, Irene sul monopattino, io sovraccarica di borse. Ma siamo fuori
Ore 8.56 – Miro urla ‘Bau!’ a ogni cane che incrociamo
Ore 9 – Arrivo al nido di Miro, parcheggio del passeggino, cambio calzature dell’infante e consegna alle maestre. Irene viene accolta come una star dai lattanti e distribuisce abbracci e carezze manco fosse Beyoncè
Ore 9.05 – Irene si accerta che Miro abbia a sua disposizione almeno la metà dei giochi presenti in classe: quindi salutiamo, usciamo e sfrecciamo verso la scuola materna (anzi dell’Infanzia, altrimenti mi sgrida)
Ore 9.10 – Lungo la strada incontriamo vari compagni di classe in monopattino e creiamo un corteo con un inquinamento acustico da stadio durante la finale di Champions
Ore 9.13 – Arrivo a scuola: si apre il problema parcheggio del monopattino. Ognuno vuole metterlo vicino a quello degli altri ma non essendoci posti liberi c’è chi si impala davanti all’ingresso, chi scoppia in lacrime e chi urla
Ore 9.15 – Riusciamo finalmente a varcare la soglia: lungo il corridoio Irene viene salutata e saluta duemila persone, nonne incluse
Ore 9.18 – Consegna della pupetta in classe, saluti di rito e via
Ore 9.20 – Sono fuori, sono sola, sono salva
Ps. È davvero sempre così? Certo che no! Alcune mattine scivolano via lisce lisce, altre si inceppano in alcuni momenti e poi si distendono subito dopo, altre ancora invece sono difficili. Ma in fondo in fondo è sempre divertente. O quasi…