Visto che siamo ancora in inverno e, a quanto pare, giovedì è previsto addirittura l’arrivo dell’orso siberiano (sapete che ormai c’è la tendenza a dare un nome apocalittico a qualunque evento meteorologico), cosa c’è di meglio dell’accoppiata neve e libro sul divano?
Se siete in cerca di un consiglio e siete attirati dalla cucina giapponese, quella autentica che va oltre il sushi e il sashimi, allora vi suggerisco di leggere ‘Il ristorante dell’amore ritrovato‘ (ed. Neri Pozza), di Ogawa Ito.
Non conoscevo l’autrice prima di imbattermi nella copertina del libro sullo scaffale di un mercatino dell’usato (lo stesso dove ho acquistato anche la grolla valdostana dell’amicizia, un luogo foriero di affari) e ora so che voglio leggere anche la raccolta di racconti ‘La cena degli addii‘, perché mi sono innamorata del suo stile di scrittura così delicato.
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Iniziare a leggere ‘Il ristorante dell’amore ritrovato‘ (nel 2010 è stato tratto un film dal romanzo) è come avventurarsi in una terra che, gastronomicamente parlando, per me rappresenta un mondo alieno: la protagonista, Ringo, si rifugia nel paesino natio sui monti giapponesi dopo una delusione d’amore e qui apre un ristorante molto particolare dal nome irresistibile: il Lumachino.
Non vi racconterò la storia perché vale la pena leggerla dalle parole dell’autrice, ma vi anticipo che farete un viaggio tra sapori difficilmente immaginabili per chi, come me, non è mai stato in Giappone.
Viaggio nella cucina tradizionale giapponese
Un ruolo fondamentale nel romanzo è ricoperto dal nukadoko, una pasta fermentata a base di crusca di riso che si conserva in recipienti di legno, dove vengono lasciati macerare vari tipi di ortaggi tagliati a fettine che, dopo un periodo di tempo più o meno lungo, diventano nukazuke.
Le cene preparate da Ringo mescolano la cucina tradizionale giapponese, con piatti come il misohiru (la zuppa di miso!), il kiriboshi daikon (ortaggio tagliato a listelle sottili e lasciato essiccare al sole), il manju (dolcetto tondeggiante cotto a vapore e ripieno di marmellata), l’ochazuke (a base di tè bollente versato su riso cotto a vapore con l’aggiunta di alga nori, sesamo, pezzi di salmone e altri ingredienti), e la cucina tipica di altri paesi, come l’India e la Francia.
La storia è raccontata in modo elegante, delicato, fa venire voglia di prenotare un volo per Tokyo e andare alla ricerca del Lumachino: in Giappone ha avuto così tanto successo che l’autrice, Ogawa Ito, ha scritto anche un ricettario ispirato ai piatti del Lumachino (purtroppo è solo in giapponese).
In attesa che venga tradotto anche in italiano, potete sbizzarrirvi provando le ricette giapponesi di Lili Ramen!
9 Comments
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Ottimo consiglio di lettura! Inserisco questo libro nella mia wishlist! 😉
Grazie e complimenti per il blog, ti seguo 🙂
Cara non amo molto la cucina giapponese ma magari se leggo il libro mi ricredo ! …….
Bello, l’articolo Ory. Quasi quasi faccio un salto in libreria a cercare il libro.
Il Giappone con le sue tradizioni, anche culinarie, mi ispira:-)
Grazie Ida, il libro merita di essere letto (se vuoi te lo presto io!)
Se lo trovo facilmente in libreria bene, altrimenti accetto il prestito…così è anche un modo per vedersi.
Continua così Ory!!!