Pare che in Francia siano molto preoccupati. No, non per le recenti elezioni politiche che hanno visto il trionfo di Macron, il più giovane presidente francese della storia. Piuttosto perché sembra che stia finendo il burro.
Possibile?
La faccenda è seria e riguarda tutta l’Europa.
Il problema dei croissant
Per esempio prendiamo i croissant (di cui qui trovate la ricetta per fare in casa quelli originali francesi e qui invece quelli integrali ai frutti di bosco): un quarto degli ingredienti è burro.
Che tra l’altro, riferisce il Post, incide per l’80 per cento sul costo di produzione dei croissant.
Per non parlare poi delle madeleines: se non c’è burro come facciamo a sfornare i dolcetti a forma di conchiglia di cui sto raccogliendo minuziosamente tutte le ricette?
I francesi amano il burro, tanto da esserne i primi consumatori in Europa (seguiti dai tedeschi): ogni anno ne mangiano otto chili a testa, con buona pace di chi pensa che il burro sia il demonio.
Di conseguenza l’allarme va preso seriamente in considerazione, anche perché rischia di avere un impatto economico non indifferente sulle aziende e i consumatori. Cioè noi.
Aumentano i costi
Da maggio 2016 a maggio 2017 il costo del burro è aumentato del 92 per cento: un bel rialzo, che tradotto in moneta sonante significa un esborso di 68 milioni di euro in più per i pasticceri francesi.
Il che significa che i prezzi di croissant, torte, biscotti e dolci in generale sono destinati a lievitare velocemente, così come il giramento di maroni di noi che amiamo fare colazione con i pain aux chocolat.
Perché succede?
Come mai c’è meno burro rispetto alle richieste? I motivi principali sembrano essere due.
In primis, c’è un cambiamento culturale nei confronti del burro, che dopo anni di demonizzazione ora viene invece visto per quello che è: un grasso più salutare rispetto a molte alternative vegetali, margarina in primis (io già vi avevo avvisati che del burro non bisogna avere paura).
Tant’è che persino McDonald’s ha deciso di mettere in atto un piano che nel giro di sei mesi lo porterà a sostituire – nei suoi 14mila ristoranti nel mondo – la margarina con il burro nei suoi Egg McMuffins, per battere la concorrenza di Burger King, Dunkin’ Donuts e Taco Bell sul segmento colazione.
In secondo luogo, la quantità di burro prodotta in Europa è stabile ma sta aumentando la domanda. E molti paesi che non hanno mai – per tradizione culinaria – amato particolarmente questo prodotto, stanno invece cambiando atteggiamento: è il caso di Cina, Egitto e Messico.
Insomma alla faccia della prova costume, tocca produrre più burro gente.
4 Comments
Anche io l’ho sempre detto: il burro è mio amico… soprattutto dei miei fianchi!!!!!
La notizia è spaventosa quanto una crisi della Borda o il surriscaldamento del Pianeta… se per l’economia e l’ambiente non possiamo ormai più fare nulla, occorrerà dedicare le nostre energie e risorse alla soluzione di questo problema prima che sia troppo tardi e ci tocchi rosolare una cotoletta nell’olio!!!!!!!!!!!!!!
La notizia è decisamente spaventosa, che io il croissant lo voglio burroso, mica vegano eh! E soprattutto aspetto di leggere il tuo resoconto della Namibia, un viaggione pazzesco 🙂
Ma ciao! Ti ho scoperta per caso ed è stata una piacevole e curiosa scoperta. A presto!
Ma grazie! Lieta di averti a bordo, la tu ciambella di albumi e acqua profumata mi ispira tantissimo 🙂