Verticale, sospeso tra atmosfere pop e vintage, un po’ Kill Bill e un po’ In The Mood for Love: è House of Ronin, il nuovo ristorante giapponese aperto a Milano in piazza Morselli, a due passi da via Paolo Sarpi e poco più avanti di Kathay.

Chiacchieratissimo, già sold out – almeno le sale karaoke -, frequentato da subito dalla corte dei Ferragnez, House of Ronin pare essere il locale del momento.

La sua presenza, del resto, non passa certo inosservata: per chi abita in via Canonica, piazza Morselli era poco più di uno slargo mal tenuto, sul quale affacciava un edificio dei primi’900 trascurato.

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L’ingresso di House of Ronin in piazza Morselli

Il gruppo Salva Tu Alma, proprietario a Milano oltre che di House of Ronin anche del ristorante Pacifico, ha ristrutturato non solo l’edificio, ma anche la piazza antistante, dove con la bella stagione sorgerà il dehors (e si aggiungerà anche la terrazza per chi ama cenare open air).

I quattro piani di House of Ronin

Tutto l’edificio è concepito come un viaggio esperienziale, dove ogni piano offre qualcosa di diverso: ristoranti, bar, sale karaoke, il club privato e poi l’esclusivissimo tempio del sushi stellato, che si aprirà solo per otto fortunati commensali alla volta.

Piano terra: Izakaya del Piccolo Ronin

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Izakaya del Piccolo Ronin

Al piano terra c’è Izakaya Piccolo Ronin: concepito come un’osteria giapponese, qui si mangiano piatti veloci come bao, ravioli, fritti, ramen, donburi, pollo fritto, spiedini, da accompagnare a cocktail che mescolano grandi classici e ingredienti orientali.

E da mercoledì a sabato c’è il dj set del Listening Bar, curato dal collettivo Ultimo Tango.

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Noi abbiamo assaggiato diversi piatti. Da non perdere ci sono i Gigiyaki, la versione ideata dallo chef Luigi (Gigi) Nastri dei classici takoyaki, le polpette di polipo classiche dello street food giapponese.

Menzione d’onore anche agli uramaki di lattuga al sesamo: diversi dal solito, saporiti, buonissimi.

In lista anche tre dolci: due tipi di dorayaki (al cioccolato e alla vaniglia) e la cheesecake giapponese.

Primo piano: Ristorante Robatayaki di Ronin

Salendo di un piano (le scale da sole valgono il viaggio) si arriva al Ristorante Robatayaki di Ronin: siamo nel regno dello chef Luigi Nastri e l’atmosfera diventa più raffinata.

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Robata è il nome della griglia giapponese, intorno alla quale è costruito il menù: si può cenare al tavolo oppure accomodarsi al cooking table e guardare direttamente in cucina lo chef armeggiare con fuoco e fiamme.

C’è ovviamente anche un sala per cene ed eventi privati.

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Lo chef Luigi Nastri

Da quel che scrive Vanity Fair il piatto di punta è il risotto con anguilla laccata alla robata e mandarino.

Secondo piano: il karaoke di Madame’s Cheng

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Saliamo ancora di un piano: l’atmosfera è sempre sospesa tra Hong Kong, Tokyo, Lost in Translation e Blade Runner: si arriva da Madame Cheng’s, dove ci sono quattro sale karaoke e l’immancabile cocktail bar, con una lista di drink creata solo per Madame Cheng’s.

Una diversa dall’altra, prenotabili per un’ora e mezza inclusa la cena, che viene portata direttamente qui dal ristorante sotto forma di bento box. Non siate scettici, è impossibile non scatenarsi perché l’atmosfera è quella delle strade a tarda notte di Shinjuku.

Il sushi stellare

Sullo stesso piano di Madame Cheng’s aprirà nelle prossime settimane Omakase Sushi Restaurant: esclusivissimo ristorante di sushi di alto livello, aperto ogni sera solo per otto commensali.

In arrivo da Tokyo dovrebbe esserci lo chef bistellato Katsu Nakaji, considerato tra i migliori al mondo per quanto riguarda il sushi.

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Terzo piano: il Club Privato Arcade

Il terzo piano non è per comuni mortali: qui accedono solo i membri del Member’s Club Arcade, esclusivissimo, si entra solo su invito di uno dei soci.

C’è tutto quel che la mentalità comune associa ai Club Privati: camino, tavolo da biliardo e da pocker, un piccolo palco per spettacoli e bagni tra i più instagrammabili al mondo (ma sei socio di un club privato probabilmente non ti interessa pubblicare foto su Instagram).

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Pensavi a Proust e invece trovi solo i dolcetti a forma di conchiglia. A questo punto puoi scegliere: ti metti a leggere la Recherche oppure un blog che adora il formaggio? Chi sono io? Oriana, giornalista milanese di turismo, food ed eventi

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