Il Fernet è quell’amaro composto da 27 erbe (tutte legali, eh) che al primo sorso ti sembra appunto amaro, al secondo diventa balsamico e al terzo è quasi dolce.
Oppure: il Fernet è quell’amaro che, come tutti gli amari, fu inventato perché si era alla ricerca di un medicinale (stessa storia per il Braulio): infatti è per l’appunto amaro e un tempo guariva dal colera.
Ma anche: il Fernet è l’amaro più imitato al mondo e ormai è diventato simbolo dell’eccellenza italiana e anche di una certa milanesità che oscilla tra vecchi ricordi, bar e locali.
E soprattutto: il Fernet viene prodotto a Milano da sempre, cioè da 170 anni, con una ricetta segreta (narra la leggenda che esiste una stanza dove solo l’erede a cui viene tramandato il segreto accede per miscelare sapientemente le 27 erbe).ù
C’è un tesoro sotto via Resegone
Se camminate lungo via Resegone, dove al civico 2 tuttora c’è lo stabilimento produttivo delle Distillerie Branca, sappiate che sotto di voi si estendono metri e metri di cantine, dove 800 botti in rovere di Slavonia custodiscono il Fernet Branca e lo Stravecchio Branca.
Sopra di voi svetta invece la Ciminiera Branca (da non confondere con la Torre Branca disegnata da Gio Ponti al Parco Sempione), 55 metri d’altezza che l’azienda ha fatto decorare dagli Orticanoodles, duo di street artist del quartiere dell’Ortica (‘Faceva il palo nella banda dell’Ortica‘, cantava un tempo Jannacci).

Tra alambicchi e manifesti: 170 anni di storia
Nel quartiere Dergano, che un tempo era periferia e ora non più, si trova il Museo delle Distillerie Branca.
Mille metri quadri che custodiscono 170 anni di storia, lungo un percorso che tra alambicchi, macine, vecchi laboratori, uniformi da lavoro, imitazioni e manifesti pubblicitari, racconta come nasce e viene prodotto uno degli amari più conosciuti al mondo (solo visite guidate lunedì, mercoledì e venerdì alle 10 e alle 15, prenotazioni allo 02/8513970 o via mail a collezione@branca.it).
Il termine di questo viaggio nel tempo è di fronte alla grande Botte Madre di Stravecchio Branca, 83mila litri di capacità che custodiscono l’accesso alle cantine.

Si scende una vecchia scala a chiocciola in ferro battuto dell’Ottocento per scoprire che sotto una delle circonvallazioni più trafficate di Milano, tra viale Jenner e viale Lancetti, c’è un patrimonio di botti in legno che custodiscono amaro e brandy di casa Branca.

Tre motivi che valgono la visita
Perché vi racconto tutto questo? Per almeno tre validissimi motivi.
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- Perché abito a Milano e lo stabilimento del Fernet è un pezzettino di storia di questa mia amata città raccontata molto bene. Quindi se venite fin qui non limitate la vostra visita alle mostre di Palazzo Reale, al Duomo e al Castello Sforzesco: venite a guardare Milano da sotto, in mezzo alle botti e alla storia. E una volta usciti alzate gli occhi verso la Ciminiera Branca, il murale più alto d’Italia: 55 metri di street art visibili già dall’esterno dello stabilimento.
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- Perché il Museo delle Distillerie Branca è un ottimo esempio di comunicazione aziendale, di recupero del magazzino, delle proprie origini e della propria storia, che si intreccia in modo indissolubile con quello del territorio dove si trova.
- E poi perché c’è uno shop dove fare incetta non solo di amaro e altri prodotti Branca (vi ricordo che Branca è anche l’azienda che distribuisce lo Champagne Tsarine in Italia), ma anche di una serie imperdibile di oggetti meravigliosi: il bicchiere del Brancamenta, per esempio, i mitici poster pubblicitari, bicchieri, magliette e cappellini