Accostando al termine cioccolato l’aggettivo belga si ottiene il non plus ultra del cibo degli dei: milioni di modi diversi di creare, abbinare, dare forma e colore all’oro nero da cui tutti, in misura diversa, dipendiamo.

In Belgio sanno fare poche cose: cioccolato, birra e patatine fritte, spesso abbinate alle cozze. Ma quando ci si mettono raggiungono l’eccellenza e sfornano maitre chocolatier, mastri birrai (o frati trappisti, a seconda) e friggitori di patatine con la stessa foga con cui i Francesi producono sommelier e noi Italiani chef di grido e pizzaioli.

Quindi non stupisce la notizia che in Belgio vogliono difendere e tutelare il proprio patrimonio enogastronomico, soprattutto per quanto riguarda il cioccolato.

Chocolat Belge

Cioccolato belga

I maitre chocolatier più famosi del Belgio, infatti, vogliono l’appellazione ‘Chocolat Belge’. Settimana prossima incontreranno gli esponenti del governo per chiedere che la propria arte venga tutelata in tal senso e che i consumatori, quando acquistano una confezione di cioccolato belga, possano essere sicuri di non ritrovarsi per le mani un’imitazione.

È esattamente lo stesso meccanismo che tutela altre eccellenze nel campo enogastronomico: lo Champagne francais dei nostri vicini di casa, per esempio, o il Crudo di Parma per rimanere nei patrii confini (ma qui l’elenco sarebbe lunghissimo). Cioè prodotti a fortissimo rischio di imitazione.

In prima fila nella lotta c’è Choprabisco, ovvero l’Associazione Reale Belga dell’Industria del Cioccolato, della Pralina, del Biscotto e della Confetteria. E se considerate che in Europa mangiamo in media tra i 6 e i 10 kg di cioccolato all’anno, capite bene che la questione è scottante. Soprattutto a Pasqua, quando il consumo di cioccolato schizza alle stelle e i maestri sono tutti impegnati nello sforzo di produrre uova di Pasqua decorate come fossero opere d’arte.

–> Psst, tre ricette per riciclare il cioccolato delle uova di Pasqua!

Inserire per legge in tutta Europa l’appellazione Chocolat Belge garantirebbe quindi l’acquisto di un prodotto realizzato in Belgio (un paese microscopico dove però si contano 200 cioccolaterie e 2000 tra boutique e musei che ruotano intorno al mondo del cioccolato).

4 Comments

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  3. Hanno ragione! Abbinato poi con una delle loro birre . . . sali in cielo!!!
    Provare per credere

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