Non saprei dire quando è scattata la molla per cui prima una birra era solo una birra e adesso invece è un prodotto del quale ardo intensamente dalla voglia di sapere come e dove viene prodotto e possibilmente da chi.
Lo stesso si può dire del vino, o della pasta, o dei biscotti.
Insomma ci stiamo tutti appassionando di archeologia industriale, vogliamo andare a visitare gli stabilimenti produttivi con la stessa scrupolosa attenzione che anni fa dedicavamo agli absidi delle chiese (e io sono cresciuta con le guide del Touring, pagine e pagine di descrizioni di rosoni e absidi!).
E così, munita di molta curiosità e parecchia sete, sono partita alla volta del Birrificio Angelo Poretti di Induno Olona, oggi i proprietà della Carlsberg (la stessa che produce anche la Tuborg).
–> In Alto Adige si può visitare il Birrificio Forst
I Love archeologia industriale

Avevo già provato l’esperienza – uscendone entusiasta seppure un po’ alticcia – con il Museo delle Distillerie Branca a Milano, scoprendo un tesoro di meraviglie e antiche botti sotto viale Jenner.
E poi ancora con la visita alla Tonnara Florio di Favignana, che da sola vale il viaggio in Sicilia.
E anche nel caso del Birrificio Poretti l’impressione è stata di benefico sgomento: com’è possibile che questa meraviglia liberty non sia tra le attrazioni top della Lombardia? Che non abbiano ancora fatto un film su Angelo Poretti e la sua storia d’amore?
–> Psst, dai un’occhiata ai birrifici artigianali di Merano e dintorni
Visita al Birrificio Poretti

Il Birrificio Angelo Poretti organizza visite guidate a pagamento (8 euro) tutti i weekend: tenete però d’occhio il sito perché una volta a stagione (l’ultima è stata il 17 marzo) apre le porte gratuitamente per un’intera giornata. Ovviamente i posti vanno vi con la stessa velocità del concerto dei Coldplay a San Siro…
La visita al birrificio inizia dalla struttura esterna in stile liberty, bellissima e circondata dal verde: si passa quindi alla sala cottura, arredata come la sala d’attesa dell’Orient Express, quindi Villa Magnani, dimora di Angelo Magnani, nipote del fondatore.

Una storia di birra e d’amore
Ma la parte più bella, o almeno quella che io ho preferito, è la storia di com’è nato il Birrificio Poretti.
Angelo Poretti è nato nel 1829 da una famiglia contadina: giovanissimo parte verso la Repubblica Ceca per lavorare nella ferrovia. E qui si innamora di Franziska, che diventerà sua moglie, e della birra, che diventerà la sua vita.

Infatti carica armi, bagagli, moglie e un mastro birrario ceco sul treno e torna a casa.
Nel 1877 apre il suo birrificio in Valganna, a Induno Olona, proprio accanto alla Fonte degli Ammalati, che all’epoca era famosa in tutto il Nord Italia per le proprietà delle sue acque.
E una buona acqua è il requisito fondamentale per fare un buona birra.
E poi è una zona carsica, quindi perfetta per fornire le grotte dove conservare la birra.

Poretti intanto fa arrivare da Vienna botti, macchinari e operai specializzati: il 26 dicembre 1877 produce la sua prima birra e da allora la produzione non si è mai più fermata.
Nel 1881 viene chiamato a partecipare all’Esposizione Universale di Milano ma in soli tre giorni..finisce tutta la birra! È il boom: il birrificio inizia a produrre in grandi quantità e nel 1900 assume il suo aspetto definitivo, quello visitabile oggi.
Angelo Poretti muore nel 1901 senza figli: lascia l’attività ai quattro nipoti, che incredibilmente non litigano e portano avanti il tutto rispettando lo spirito del fondatore.
L’eredità di Poretti e l’arrivo di Carlsberg

Circa 40 anni prima che Angelo Poretti aprisse l’attività dei suoi sogni, a Copenaghen veniva fondata la Carlsberg: era il 1847 e quello che sarebbe poi diventato uno dei più grandi gruppi mondiali di birra era solo un piccolo birrificio artigianale, il cui marchio derivava da Carl – il nome del figlio del fondatore – e Berg, cioè montagna.
Nel 1875 il gruppo apre i laboratori Carlsberg, dedicati a studiare come migliorare la produzione della birra: è a loro che si deve la scoperta della cellula di lievito di birra, che permette di produrre birra a livello industriale.
Un secolo dopo, nel 1970, Carlsberg compra Tuborg e avvia una partnership con il marchio Poretti, che acquista definitivamente nel 2002.
E cosa fa la Carlsberg appena sbarca a Induno Olona? Elegge lo stabilimento a centro di ricerca per tutto il gruppo e lo fa diventare un’avanguardia a livello tecnologico introducendo un nuovo sistema di spillatura dei fusti senza utilizzo di CO2.
Insomma il birrificio è bello da vedere, tecnologicamente all’avanguardia, immerso nel verde, ha uno spaccio dove fare acquisti al termine della visita e produce ottima birra: vi ho almeno messo sete?
Prosit!

Un’ultima cosa: potreste forse avere il dubbio che questo sia un post sponsorizzato dalla Poretti. Beh, no, il mio conto in banca dopo la pubblicazione è esattamente com’era prima: povero e asciutto.