[Aggiornamento del 31 gennaio 2019]
Sono tornata da Achar dopo quasi due anni e forse mi è piaciuto più della prima volta.
Sarà che le porzioni mi sono sembrate più grandi, che il te alla cannella era delizioso, sarà che fuori pioveva e faceva freddo – sono i giorni della merla – e io ero con qualcuno che il Nepal lo conosce bene, a parlare di viaggi in posti lontani.
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Non che io sapessi qualcosa della cucina nepalese, intendiamoci.
Però abitando nei pressi di via Piero della Francesca, nelle scorse settimane mi era capitato di imbattermi nella vetrina di Achar e ohibò, ho pensato, a Milano c’è un nuovo ristorante nepalese.Piccolo, raccolto, atmosfera intima, aperto sia a pranzo che a cena: il posto perfetto per capire qualcosa in più della gastronomia tipica del Nepal, terra di escursioni, cime irraggiungibili, templi e, ahimè, terremoti.
Achar in nepalese significa verdure speziate: come è successo per Ryukishin, anche in questo caso uno dei due soci alla guida è la responsabile del padiglione nepalese a Expo 2015 (quello che i muratori bergamaschi contribuirono a portare a termine al posto dei colleghi nepalesi, richiamati in patria per assistere le famiglie coinvolte nel sisma).
Carne, riso e verdure: il menù di Achar
Ma cosa si mangia in Nepal?
La cucina del paese, mi spiega il titolare, ha radici in quella indiana, cinese e soprattutto tibetana (al che io ho annuito fingendo di sapere esattamente in cosa consista la cucina tibetana). E, come avviene anche da noi, cambia a seconda della regione.
Il menù di Achar, per esempio, è per l’80 per cento ispirato alla cucina di Pokhara, seconda città nepalese per numero di abitanti, con un occhio di riguardo per le ricette casalinghe della nonna. “Il che significa niente polveri già fatte: usiamo il mortaio per ridurre le spezie al momento e spesso dobbiamo andare in Nepal a procurarci ingredienti che qui ancora non si trovano“.
È una cucina delicata, a base di riso, pasta fresca, carne e verdure, da accompagnare con diverse salse e l’utilizzo di spezie.
Nella carta trovate una serie di antipasti a base di verdure, spezie e semi di sesamo, una selezione di Mo:mo, i tipici ravioli nepalesi (buonissimi quelli alle verdure, i Sabi ko Mo:mo!) da mangiare con tre salsine a base di pomodoro, peperoncino e semi di sesamo, quindi le Chow mien, ciotole di noodles con verdure, uova o carne e piatti più complessi a base di carne speziata e grigliata (io ho provato il kokhura ko sekuwa, pollo alla brace con spezie molto gustoso e tenerissimo). Tutto generalmente servito con ciotole di riso basmati.
Non mi esprimo invece sui dolci, che non ho provato.
Achar: prezzi e considerazioni

I prezzi di Achar non sono da ristorante cinese (e non ci sono nemmeno le bacchette): l’atmosfera è un po’ più ricercata, intima e calda e i costi medi vanno di pari passo.
A pranzo, da martedì a venerdì, trovate quattro menù: vegetariano (12 euro) e altri tre misti da 16, 18 e 22 euro, tutti comprensivi di acqua e caffè (buono).
A cena si mangia alla carta: per darvi un’idea, gli antipasti vanno dai 6 ai 7 euro, i ravioli anche, le ciotole di noodles spaziano dai 10 ai 14 euro mentre i piatti a base di carne sono intorno ai 15 euro.
-> Qui vicino c’è via Paolo Sarpi, scopri dove puoi mangiare
Achar – Via Piero della Francesca 13 – 02 87247049 – Orari: 12-15, 18.30-01